Archivio per la categoria Libertà di Internet

La leggerezza del software, la poesia e il fair use

Pubblicato il20 febbraio 2011 dadonatonitti

Nell’estate del 1985 Italo Calvino, in una delle sue Lezioni americane, scriveva una pagina meravigliosa sul software e la sua leggerezza.

E’ vero che il software non potrebbe  esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza  del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno  e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si  evolvono in modo d’elaborare programmi sempre più complessi. La seconda  rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini  schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d’acciaio, ma come i  bits d’un flusso d’informazione che corre sui circuiti sotto forma  d’impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso” (Italo Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Oscar Mondadori, 1993, pag. 12).

Io posso trascrivere questo brano, perchè il primo comma dell’art. 70 della Legge 633/1941 dice che “Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti   di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso   di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché   non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera”.

Potrei citare una brano anche più lungo, e anche di più pagine, mentre non posso trascrivere una poesia di Wisława Szymborska di mezza pagina, perché non è un brano o parte di opera ma un’opera intera.

Negli Stati Uniti, probabilmente, la situazione sarebbe diversa (ma forse non potrei comunque trascrivere le mie poesie preferite), perché le eccezioni e limitazioni, disciplinate nell’UE dall’art. 5 della Direttiva 2001/29 e dalle norme nazionali di attuazione, sono regolate dalla fair use doctrine, sviluppata dalla giurisprudenza e codificata nella Sect. 107 dello U.S. Code (17 U.S.C. 107).

In breve, il fair use è la facoltà di usare opere protette da copyright senza il permesso del titolare, quando ricorrono alcune condizioni. Questi quattro fattori(lo scopo e il carattere dell’uso, la natura dell’opera protetta, la quantità dell’opera usata e la sua importanza rispetto all’opera protetta, l’effetto dell’uso sul mercato potenziale dell’opera protetta) sono codificati nella legge ma sono precisati dalla giurisprudenza.

Secondo il Primo Ministro britannico, David Cameron, il fair use rende il copyright law nordamericano più avanzato di quello europeo e più adeguato a regolare i rapporti in ambiente digitale. In effetti le tecnologie del 2001, l’anno della Direttiva sull’armonizzazione del diritto  d’autore nella società dell’informazione, non erano quelle  di oggi.

L’intervento di Cameron non è il primo, ma è particolarmente significativo, sia per l’autorevolezza della fonte, sia perché arriva al momento giusto. Mr. Cameron ha lanciato uno studio sulla proprietà intellettuale che in sei mesi dovrà indicare come le riforme in materia di PI possano promuovere l’innovazione, la crescita economica e l’impresa. Non è la prima volta che il Governo britannico lancia un’iniziativa, visto che nel dicembre 2006 era già stato pubblicato uno studio sulla proprietà intellettuale.

Vedremo gli sviluppi…

Source: La leggerezza del software, la… il fair use « IP in Florence

,

Nessun commento

Mentre dormite, vi sfilano via la rete dai muri

watch?v=6S0_R15qyww
Il mio intervento di ieri nella registrazione dell’anteprima dell’Ultima Parola, RaiDue.

Finchè questa casta di intoccabili gerontocrati autoreferenziali non lascia il posto a una nuova generazione di italiani, ovvero a qualcuno che abbia una seppur minima, vaga idea di come il mondo ormai usi la rete per fare ogni cosa, dalla spesa alla rivoluzione, non ci muoveremo di un millimetro nella direzione di quello che per noi è innovazione, mentre per altri è ormai il mesozoico della comunicazione.

Gli italiani riuscirono, due anni fa, ad essere il solo popolo che anzichè aumentare vertiginosamente il numero dei nuclei familiari connessi ad internet, andò in controtendenza e lo diminuì. Sempre originali, noi. E mentre Obama incontra Zuckerberg, Jobs, Schdmit, Costolo, Bartz, Ellison, Chambers ed altri (rispettivamente mr. Facebook, mr. Apple, mr. Google, mr. Twitter, mr. Yahoo etc) per definire le linee strategiche di investimento in materia economica e in termini di posti di lavoro, da noi parliamo ancora sempre e solo di Fiat, di nucleare, di inceneritori e via di seguito. Facebook, Google, Twitter, Yahoo e il resto della rete esistono solo quando Maroni ne incontra a porte chiuse gli esponenti per definire le nuove linee guida della censura, ovvero come ti abilito 400 fuzionari della polizia postale ad entrare in qualsivoglia profilo online tra quelli di 18 milioni italiani per indagare, schedare, chiudere profili eventualmente responsabili di lesa maestà o anche solo possibilmente diffamatori nei confronti delle celebrità. Le tecniche per rendere poco visibili i contenuti più scomodi, nella società digitale, sono infinite, e tutte assolutamente invisibili. Il delitto perfetto, insomma, almeno finché non ci adopereremo per creare social network aperti, open source, improntati alla trasparenza e portatori di democrazia reale nella società dell’informazione.

La nostra avversione alla crescita dell’economia digitale passa soprattutto dalla negazione infrastrutturale. La banda larga (banga larga, come la chiama Berlusconi, evidentemente riferendo ogni cosa alle sue notti festose) in Italia non esiste. Non esiste al Sud, dove ci sono interi paesini nei quali a stento arriva il doppino telefonico. Non esiste nell’etere, dove le chiavette usb – ormai in grado di raggiungere solo sulla carta velocità molto elevate – languono nell’attesa di dati che non arrivano mai, ingolfati nelle celle 3G sature e incapaci di sostenere le richieste del traffico digitale. Non esiste neppure nelle grandi città. Vi sono ADSL Telecom, in piena Milano, che nonostante la velocità dichiarata di svariati mega al secondo, a stento raggiungono i 540 Kbsvisto con i miei occhi. E la gente non se ne accorge neppure.

Tutto normale, finchè al governo regneranno indisturbati i signori della televisione, quelli che hanno fatto i soldi con trasmissioni come Colpo Grosso e Vizi Privati (Paolo Romani, ministro al sottosviluppo economico), quelli che grazie a Drive In, a Non è la Rai, al Costanzo Show, al Grande Fratello non solo sono diventati tra gli uomini più ricchi del mondo, ma hanno acquisito il potere di confezionare illusioni assolutamente realistiche, convertibili in consenso sonante valido per vincere qualsiasi elezione, per rendere credibile qualunque balla, per chiedere qualsiasi cosa ad un controvalore corrente pari allo zero assoluto.

Sono loro i responsabili principali di questa arretratezza culturale e tecnologica. Sono loro che non hanno investito mai un centesimo per la diffusione della banda larga. Sono loro che vogliono rendere internet uguale alla televisione e non viceversa, come accade ovunque. Sono loro che fingono di stanziare 100 milioni per la connettività e poi se li rimangiano subito dopo. Sono loro che fanno dichiarazioni roboanti (Brunetta a Radio24: “In un anno o due l’intero paese sarà coperto dalla banda larga universale“. Universale? Cos’è la banda larga universale, di grazia, Brunetta?), loro che annunciano di avere stanziato nuovi fondi destinati allo sviluppo di internet e poi, con il decreto milleproroghe, vi sottraggono 30 milioni di euro per incentivare il digitale terrestre! Tolgono alla rete per dare alla televisione. Ditemi, non è abbastanza sviluppata, questa televisione?

Sono questi archeopolitici, monopolisti della comunicazione, tiranni di una telecrazia che dovremmo rovesciare a pedate nel culo, sono questi protozoi dell’evoluzione multimediale i responsabili delle nostre sventure democratiche e finanziarie.

Io voglio insegnare agli italiani ad accendere un computer, ad usare i forum, ad abbonarsi ad un feed rss, a realizzare contenuti multimediali accattivanti per scambiarsi pensieri liberi, a sostituire il digitale terrestre con i nuovi schermi connessi alla rete, a comunicare gratuitamente grazie al Voice Over Ip o protocolli affini open source, a scambiarsi informazioni, documenti, immagini, consigli, pareri, ad organizzarsi e ritrovarsi fuori dalla rete, nelle piazze o anche solo per una scampagnata in montagna, a creare nuovi posti di lavoro, a programmare un computer per creare qualcosa di immateriale che poi sia possibile vendere o scambiare, innovando grazie alla genialità, all’intuito, alla creatività che ci ha sempre contraddistinto.

Cristoforo Colombo navigò indomito e imperterrito fino a scoprire l’America. Era un genovese, cazzo! Obama l’abbiamo scoperto noi. Oggi gli oligarchi dei ripetitori televisivi tengono alla fonda le nostre caravelle. Dobbiamo ricominciare a navigare. Liberi. E invece ci vogliono fregare ancora una volta: vogliono mettere le mani sulla neutralità della rete. Alcuni estratti significativi estrapolati da un comunicato dell’AgCom:

Citazione
“Il problema della network neutrality evidenzia un profilo tecnico la cui soluzione e’ connessa all’individuazione del giusto equilibrio tra la parte di banda (e di rete) da dedicare a servizi che necessitano di una gestione per la parte di banda che deve continuare a garantire l’accesso a internet sulla base del principio del best effort. Tale equilibrio riveste particolare rilevanza sotto due aspetti: tutela del consumatore nella sua liberta’ di accedere ai contenuti su internet senza restrizioni; tutela degli operatori ad ottenere una remunerazione per i servizi offerti in rete. Alla base di principio di neutralita’ tecnologica risiede la necessita’ di favorire il benessere dei consumatori, cioe’ la possibilita’, da parte degli stessi, di aver accesso ai contenuti, senza discriminazione tra le reti di trasmissione’

Sapete cosa significa? Che se non rizzate le antenne, presto un provider potrà stabilire quanto e come dovrete pagare per parlare con vostra nonna in Australia via Skype, oppure quanto e come potrete scaricare dalla rete. E, immediatamente dopo, inizierà a vendervi abbonamenti alla rete scaglionati in base a differenti tipologie di prezzo: nelle fasce più economiche si avrà un bouquet di siti navigabili proposti dal fornitore di servizi e/o contenuti, giudicati essenziali e autorevoli, mentre sul resto dei siti si potrà andare solo accedendo ad un abbonamento di fascia alta, chiaramente molto più costoso.

Tradotto: TgCom, Mediaset.it e allineati saranno inclusi nel bouquet che, per favorire il benessere del consumatore, sarà incluso nell’abbonamento base, magari offerto perfino gratuitamente se fai il bravo e scarichi almeno un film alla settimana in pay per view. I siti di informazione libera, invece, si potranno leggere solo pagando per avere accesso completo. Secondo voi quanti potranno permettersi o coglieranno l’importanza di esborsare una quantità di quattrini molto maggiore per leggere i blog o i giornali considerati non essenziali o non autorevoli da Telecom Italia, da Vodafone (quella che ha chiuso la rete agli egiziani durante la rivoluzione) o da un altro fornitore di connettività e/o contenuti?

Se avete risposto pochi, benvenuti tra gli oculati analisti che presagiscono un futuro a tinte fosche. Questa è l’importanza di tutelare, oggi per domani, la neutralità della rete.

Ditelo ad un amico, e chiedetegli di fare altrettanto. Riprendiamoci le nostre caravelle!

Source: Mentre dormite, vi sfilano via la rete dai muri
Lcienza CC: Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License

, , , , , ,

Nessun commento

Senato, si legifera la neutralità?

Senato, si legifera la neutralità?

Presentato un DDL per l’istituzione di un programma triennale volto a favorire lo sviluppo della banda larga. Agcom vigilerebbe su neutrality e trasparenza delle offerte

Roma – Si intitola disposizioni per garantire i principi di neutralità della Rete e promuovere condizioni di concorrenza e sviluppo sostenibile nel contesto di Internet. È un disegno di legge recentemente presentato dal senatore Alessio Butti, capogruppo del Popolo delle Libertà (PdL) in Commissione di Vigilanza RAI.

Una proposta volta a “promuovere la diffusione della conoscenza delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, assicurando il diritto di scelta all’utenza finale attraverso la trasparenza, la completezza e la comprensibilità delle condizioni commerciali e tecniche delle offerte”.

Il DDL presentato al Senato della Repubblica intende “favorire le condizioni per la massima diffusione di Internet ed il superamento del divario digitale in un contesto di mercato e di concorrenza”. Promuovendo e preservando gli investimenti per l’installazione delle reti di comunicazione elettronica a banda larga.

All’articolo 3 comma 1 viene stabilito che il Ministero dello Sviluppo Economico, d’intesa con le regioni, adotti un programma triennale di sviluppo e diffusione della connettività a banda larga, entro 10 mesi dall’entrata in vigore della proposta di legge.

Questo programma triennale contribuirà, nelle intenzioni, alla rimozione delle carenze infrastrutturali del Belpaese, realizzando un più efficace coordinamento tra gli interventi privati e quelli pubblici. Verrà così istituito un apposito fondo presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

L’articolo 5 del DDL affida poi all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) il compito di verificare l’attuazione e il rispetto dei principi in materia di neutralità della Rete. Dei test periodici serviranno ad assicurarsi che i singoli provider non escludano servizi o contenuti dalla propria offerta commerciale. O che le proprie informative sull’offerta siano comprensibili e complete.

Mauro Vecchio

Source: PI: Senato, si legifera la neutralità?
Licenza CC: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

, ,

Nessun commento

USA, web sotto sequestro

Chiusi 18 domini legati alla contraffazione di beni di lusso. Una manovra azzardata dei federali avrebbe portato all’oscuramento di 84mila siti non direttamente collegati alla pedopornografia. Mentre il dibattito su COICA divampa

Roma – Due distinte campagne di lotta ai siti web illeciti, recentemente intraprese dalle autorità statunitensi nel più vasto ambito strategico di Operation In Our Sites. Il piano antipirateria annunciato nello scorso giugno ha ormai portato a 119 il numero delle sue vittime, domini sequestrati dalla U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) perché legati ad attività come la contraffazione e la violazione del copyright.

La prima di queste campagne di chiusura è stata soprannominata Operation Broken Hearted, messa in atto nel giorno di San Valentino per proteggere gli utenti a stelle e strisce da beni “pericolosi” come quelli contraffatti. Un gruppo di 18 domini – quasi tutti .com – è stato così estromesso dalla Rete, accusato di distribuzione illecita di beni di lusso contraffatti. Tra questi, borse e gioielli di noti brand come Tiffany, Prada e Louis Vuitton.

La seconda campagna ha preso il nome di Operation Save Our Children, intrapresa dalle autorità federali per stroncare la diffusione di contenuti pedopornografici. Nel mirino sono finiti dieci siti, ospitati dal provider FreeDNS. Ma su Operation Save Our Children è subito scoppiato il caos delle polemiche: ICE ha deciso di bloccare l’intero dominio afraid.org, con la conseguente chiusura di circa 84mila sottodomini assolutamente privi di materiale pedopornografico.

I rappresentanti di FreeDNS hanno subito contestato i risultati dell’operazione, sottolineando come si sia trattato di un vero e proprio abuso perpetrato dagli agenti federali. La strategia governativa era comunque già nota: nessun gestore degli spazi online avrebbe mai ricevuto alcun avviso legato all’imminente sequestro del dominio. Il tutto sarebbe quindi avvenuto all’improvviso, come peraltro già evidenziato nel caso che aveva portato al sequestro dei domini .com e .org del sito di indexing spagnolo Rojadirecta.

Al centro delle attenzioni è così finito nuovamente il famigerato Combating Online Infringement and Counterfeits Act (COICA), il disegno di legge che dovrebbe affidare al Department of Justice (DoJ) il compito di ordinare la chiusura di domini e la conseguente causa civile per i vari gestori (sia del sito che del dominio). I senatori a stelle e strisce si sono ora riuniti per discutere meglio di alcune misure che appaiono però già concretamente attive dalla scorsa estate.

A partecipare al dibattito sono stati i vertici dell’operatore Verizon e del domain registar GoDaddy.com. Thomas Dailey, vicepresidente di Verizon, ha in sostanza chiesto ai senatori di prevedere dei limiti, che venga stabilito dal DoJ un numero massimo di siti da chiudere. La misura estrema del sequestro dovrebbe poi rappresentare solo un’alternativa forzata a metodi meno restrittivi di lotta alla contraffazione e alla violazione del copyright.

Mauro Vecchio

Source: PI: USA, web sotto sequestro
Licenza CC: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

, , ,

Nessun commento

Neutralità della rete e libertà

Neutralità della rete e libertà
di Nicola Mattina il 21 febbraio 2011

In questi giorni si discute della decisione di Telecom Italia di modificare le condizioni contrattuali di Alice Adsl per introdurre la possibilità impedire o rallentare alcuni tipi di traffico; limitazioni che sono già presenti della maggior parte dei profili dati di Vodafone [update: sono molto gli Isp – soprattutto mobili – che prevedono limitazioni al traffico p2p e al Voip].

Io sono un convinto sostenitore della net neutrality e quindi voglio cogliere l’occasione per sottolineare perché la neutralità della rete è un principio che va protetto.

Premetto che non ho dubbi che vi siamo valide motivazioni tecniche ed economiche e che in alcune aree d’Italia l’infrastruttura non sia adeguata come spiega Stefano Quintarelli in questa chiacchierata con Massimo Mantellini pubblicata su Eraclito:
watch?v=zboQKZ5L1ok

Tuttavia, la neutralità della rete è soprattutto un principio di libertà e proteggerlo significa salvaguardare un diritto civile fondamentale: la libertà di espressione.

Oggi, in assenza di norme che sanciscano chiaramente che la rete deve essere neutrale, siamo costretti ad accettare clausole contrattuali unilaterali in base alle quali un internet service provider può ispezionare il nostro traffico dati e imporre delle limitazioni perché non c’è abbastanza banda. Domani, potrebbero spiegarci che è necessario accettare delle limitazioni al traffico generato da certi contenuti perché non sono remunerativi, ossia perché non sono prodotti con un criterio economico, ma solo per gioco, divertimento, per la voglia di condividere qualcosa di bello o utile con altri. Non voglio immaginare che in Italia siano possibili scenari più foschi, in cui si limiti la circolazione delle opinioni perché sgradite a governi o aziende.

In venti anni, la Rete ha dimostrato di essere un fondamentale abilitatore di cambiamento sociale e tutti abbiamo sotto gli occhi quello che sta accadendo in questi giorni nell’area del Magreb, dove dittature ventennali sono in via disfacimento anche grazie alla facilità con cui i cittadini riescono a dialogare tra di loro e ad organizzarsi. Internet è uno strumento di libertà e sono convinto che la capacità di far circolare qualsiasi tipo di informazione e opinione vada gelosamente protetto.

Non è vero, come sostengono Massimo e Stefano nel video, che l’espressione net neutrality è vaga e che ha talmente tante accezioni che occorre contestualizzarla. Basta leggere la voce su Wikipedia:

Citazione
Tim Wu: «La network neutrality è definita nel modo migliore come un principio di progettazione. L’idea è che una rete informativa pubblica massimamente utile aspiri a trattare tutti i contenuti, siti, e piattaforme allo stesso modo. Ciò permette alla rete di trasportare ogni forma di informazione e di supportare ogni tipo di applicazione. Il principio suggerisce che le reti informative abbiano maggior valore quando è minore la loro specializzazione – quando sono una piattaforma per usi diversi, presenti e futuri.»

Tim Berners-Lee: «Quando ho progettato il Web non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Le nuove applicazioni arrivavano sul mercato già esistente di Internet senza modificarlo. Allora provai a rendere la tecnologia del web una piattaforma al contempo universale e neutrale, e ancora oggi moltissime persone lavorano duramente con questo scopo. Il web non deve assolutamente discriminare sulla base di hardware particolare, software, rete sottostante, lingua, cultura, handicap o tipologia di dati.»

Susan Crawford: «Lo strato di trasporto di Internet non dovrebbe essere modellato in accordo con applicazioni particolari ma dovrebbe fornire solo il servizio di trasporto basilare dei pacchetti IP, nella modalità cosiddetta “first come, first served”, sul modello della tecnologia originale di Internet, creata nei primi anni ’70. La discriminazione nella consegna dei pacchetti sulla base del tipo di traffico (tra cui le pratiche che vanno sotto il nome di “quality of service”), rappresenta invece una forma di non neutralità.»

Google: «La network neutrality è il principio per cui gli utenti di internet dovrebbero avere il controllo su cosa possono vedere e quali applicazioni vogliono usare su internet.»

Per non dire del sito NNSquad, che non fa nascere alcun dubbio sull’esatto significato dell’espressione:

Citazione
La neutralità della rete è uno dei principi fondamentali di internet ed è necessaria sia per la sua libertà sia per il suo buon funzionamento tecnico ed economico. In sintesi, consiste nel principio secondo cui i fornitori di connettività (ISP) e gli altri operatori della rete devono occuparsi di trasportare le comunicazioni degli utenti fino a destinazione senza discriminarle, ossia senza privilegiare o al contrario filtrare (rallentare) alcune applicazioni o alcuni contenuti in base alle loro convenienze.

I distinguo, le precisazioni, le eccezioni, i sofismi sono tattiche da avvocati e comunicatori, gli stessi che definiscono “utilizzatore finale” un signore che va a puttane. In passato, Massimo ebbe modo di stigmatizzarle duramente scrivendo autorevolmente a proposito dell’accordo Google-Verizon:

La prima nostra grande delusione verso Google è in fondo questo giocare con gli aggettivi, saltellando allegramente fra rete “neutrale” e “aperta”, accettando definitivamente (e in questo credo che Eric Schmidt, un CEO molto molto lontano da qualsiasi idea di etica hacker, abbia contato molto) di essere come tutti gli altri, cattivi esattamente come gli altri, anche nella relazione con i propri utenti. Di considerare come tollerabile una comunicazione doppia, allusiva, fuorviante e in ultima analisi offensiva: che è poi la regola aurea, da anni, della comunicazione fra grandi aziende e propri bizzosi adepti.

Le ragioni dell’economia sono importanti, ma non possono prevalere su quelle della politica, laddove per politica ovviamente intendiamo l’amministrazione della polis per il bene di tutti e la presenza di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini hanno diritto di partecipare alla pari.

Update. Per completezza di informazione, in questo articolo di Alessandro Longo e in questo commento di Salvo Mizzi si spiegano con maggiori dettagli le limitazioni che saranno adottate da Telecom Italia. In quest pagina, invece, l’azienda indicherà quali saranno le aree che potranno essere interessate dai filtri. Ovviamente non si può che plaudire lo sforzo di essere trasparenti.

Source: Neutralità della rete e libertà

, , , ,

Nessun commento

Parlamentari bipartisan contro AGCOM

TNT blogTNT blogL’iniziativa sito non raggiungibile ha già sortito il primo effetto positivo. Depositata una interpellanza urgente, promossa dal deputato Roberto Cassinelli (PdL), sottoscritta da altri 45 parlamentari del PdL, PD, UdC, FLI e Lega Nord, contro l’ipotesi di un’autonoma discrezionalità di AGCOM nella decisione di inibire l’accesso ad alcuni siti web e per chiedere che di queste cose, così come di una più ampia revisione della disciplina del diritto d’autore, se ne occupi il Parlamento. Anche al Senato un documento simile dovrebbe presto essere presentato sotto la forma di una mozione.

L’interpellanza a prima firma Cassinelli era stata inizialmente presentata come mozione e doveva essere depositata contemporaneamente al Senato su iniziativa di Emma Bonino, purtroppo l’ufficio legislativo Camera ha rifiutato la formulazione perché il Parlamento non può chiedere al Governo di imporre qualcosa ad una Autorità amministrativa indipendente. L’onorevole Cassinelli ha quindi deciso di modificare il testo e di farne un interpellanza urgente, per il senato sono invece in corso consultazioni per rendere recepibile come mozione il documento sul quale poi i Parlamentari dovranno esprimere un voto.

Dopo le scintille che si sono prodotte nei giorni scorsi per effetto dell’articolo di Marco Pierani su hey4biz e la risposta di Mario Calderoni, lascio al comunicato dei promotori dell’iniziativa sitononraggiungibile le considerazioni su questa interpellanza.

Adiconsum

Agorà Digitale

Altroconsumo

Assonet-Confesercenti

Assoprovider-Confcommercio

Studio legale Sarzana e associati

COMUNICATO STAMPA

Al Parlamento le nuove regole sul Diritto d’Autore
No a regolamento AgCom

Adiconsum, Agorà digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, e lo Studio legale Sarzana esprimono la loro soddisfazione e quella dei cittadini e associati in merito alla interpellanza presentata dall’Onorevole Roberto Cassinelli (PDL) insieme a 45 deputati dei maggiori schieramenti (Pdl, Lega Nord, Pd, Fli e Udc) per aver rilevato la illegittimità delle competenze che Agcom si attribuisce, soprattutto sulla base della nostra Carta Costituzionale e l’annullamento, nelle procedure proposte, dell’intervento dell’autorità giudiziaria.

Allo stesso tempo auspicano che sia il Parlamento la sede naturale di un grande dibattito pubblico alla ricerca di nuovi equilibri tra diritto d’autore e l’accesso alla conoscenza, come la stessa Autorita’ Garante auspica, scongiurando il pericolo di nuove censure“. Questo nostro appello è rivolto ai parlamentari di tutti gli schieramenti per ridare al parlamento il ruolo di interlocutore ineliminabile con la società civile, e di rispettare il principio di separazione dei poteri dello Stato”.

Le cinque associazioni e lo studio legale hanno invocato una “moratoria” sul regolamento dell’Autorita’ per le garanzie nelle comunicazioni “ sul diritto d’autore e l’accesso alla conoscenza” contro “il rischio di nuove censure”, per sollecitare la sospensione di qualsiasi iniziativa dell’Autorità per le garanzie sulle comunicazioni, relativa al diritto autore e rimandare ogni consultazione ad un momento successivo all’approvazione parlamentare di una nuova normativa in materia.

La lettera aperta ha raccolto quasi 4.000 adesioni su sitononraggiungibile.e-policy.it e diverse personalità autorevoli, tra le quali il giurista Stefano Rodotà ed ex garante della Privacy.

Le associazioni hanno chiesto che “nessuna nuova regolamentazione sia adottata fino a che il parlamento non riuscira’ ad essere sede di un grande dibattito pubblico alla ricerca di nuovi equilibri tra diritto d’autore e l’accesso alla conoscenza, come la stessa Autorita’ Garante auspica, scongiurando il pericolo di nuove censure”. L’appello è rivolto ai parlamentari di tutti gli schieramenti per ridare al parlamento il ruolo di interlocutore ineliminabile con la societa’ civile, e di rispettare il principio di separazione dei poteri dello Stato”.

Infatti, le due Camere hanno già all’esame alcune proposte di legge di iniziativa parlamentare che, in termini diversi, mirano a modificare tale normativa (C. 185, 1506, 1575, 2427, 2525, S. 590, 1757).

Si considera “necessario ed urgente un esame delle succitate proposte di legge al fine di realizzare quanto prima una organica riforma della materia che tenga conto delle esigenze poste dal progresso e della necessità di non contrastare il naturale percorso di evoluzione dei costumi degli utenti”.

Con la delibera n. 668/10/CONS del 17 dicembre 2010, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato una «Consultazione pubblica su lineamenti di provvedimento concernente l’esercizio delle competenze dell’Autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica», ma tale competenza in materia di tutela del diritto d’autore non è peraltro attribuito esplicitamente assegnata dalla legge istitutiva n. 249 del 31 luglio 1997.

L’allegato «B» alla menzionata delibera contiene i «lineamenti di provvedimento» su cui si è avviata la consultazione pubblica, all’interno dei quali sono ipotizzate, fra le altre cose, “nuove modalità di contrasto alla pirateria che lascerebbero all’arbitrio dell’Autorità la decisione in merito all’«inibizione del sito web» «i cui server siano localizzati al di fuori dei confini nazionali».

“La tutela costituzionale che garantisce la libertà di comunicazione e di manifestazione del pensiero impone quantomeno una riflessione sull’opportunità e la legittimità di affidare ad un ente amministrativo indipendente, e non all’autorità giudiziaria, una tale prerogativa“.

“Anche alla luce dell’interesse che l’opinione pubblica ha dimostrato di nutrire nei confronti della questione, si ritiene che la sede naturale del relativo dibattito sia quella parlamentare, ove la previsione di nuove modalità di contrasto alla pirateria potrà essere contestualizzata nella già invocata riforma del diritto d’autore”.

Per completezza di informazione inseriamo anche il comunicato integrale dell’ufficio stampa dell’onorevole Cassinelli

INTERNET, CASSINELLI (PDL): SU TUTELA COPYRIGHT DECIDA PARLAMENTO

Il deputato ha presentato una interpellanza urgente, sottoscritta da 45 parlamentari di Pdl, Lega Nord, Pd, Fli e Udc, nella quale chiede che l’Agcom sospenda ogni iniziativa relativa al contrasto alla pirateria on-line in attesa dell’approvazione di una organica riforma del diritto d’autore. “La normativa vigente è obsoleta – afferma Cassinelli – e non si concilia con le nuove esigenze poste dalla rete. I provvedimenti ai quali sta lavorando l’Agcom non sono perciò in linea con l’evoluzione tecnologica e rischiano di minare la libertà di comunicazione ed espressione del pensiero affidando ad un ente amministrativo la possibilità di oscurare interi siti web”.

“In Parlamento giacciono diverse proposte di modifica alla disciplina del diritto d’autore: esaminiamole ed aggiorniamo la materia. Poi valuteremo quali strumenti introdurre a protezione del copyright”. L’on. Roberto Cassinelli (Pdl) sintetizza così i contenuti dell’interpellanza urgente che ha presentato quest’oggi a Montecitorio, con l’adesione di 45 colleghi di maggioranza e opposizioni. L’interpellanza punta l’indice verso i “lineamenti di provvedimento” sui quali l’Agcom ha aperto una consultazione con la delibera n. 668/10/CONS: “all’interno dei lineamenti – afferma Cassinelli – sono ipotizzate modalità di contrasto alla pirateria che consentirebbero all’Agcom di oscurare i siti web allocati su server stranieri, senza alcun provvedimento dell’autorità giudiziaria”. “Si tratterebbe di affidare all’arbitrio di una autorità amministrativa una decisione che va ad incidere su diritti costituzionalmente garantiti come la libertà di comunicazione e di espressione del pensiero”, ragiona ancora Cassinelli, che aggiunge: “è evidente che una previsione del genere, che personalmente considero irricevibile, va in ogni caso affidata alla valutazione del Parlamento e non può essere lasciata nelle mani di una autorità sulla cui competenza in materia, peraltro, nutro profonde perplessità”. Cassinelli, pertanto, chiede una sospensione dell’esame dei “lineamenti di provvedimento” ed una rapida discussione parlamentare sulla riforma del diritto d’autore “affinché si possa aggiornare una disciplina vetusta – conclude il deputato – conciliandola con le esigenze del tempo ed attuando gli strumenti più consoni ad arginarne le violazioni. Senza però mettere a repentaglio la libertà d’espressione che è tutelata dalla nostra Costituzione e rappresenta l’elemento che più ha contribuito a rendere la rete uno strumento meravigliosamente democratico”.

I deputati firmatari: Cassinelli, Abrignani, Ascierto, Baccini, Bergamini, Bernini Bovicelli, Biasotti, Bonino, Calearo Ciman, Castiello, Ceccacci Rubino, Ciccioli, Concia, Costa, Della Vedova, Di Caterina, Di Centa, Di Staso, Faenzi, Gregorio Fontana, Frassinetti, Garofalo, La Loggia, Laboccetta, Landolfi, Malgieri, Mannucci, Marinello, Muro, Nicolucci, Orsini, Palmieri, Paniz, Papa, Parisi, Pecorella, Pescante, Pianetta, Rao, Russo, Savino, Scandroglio, Taddei, Torrisi, Vitali e Zacchera.

Fonte: http://blog.tntvillage.scambioetico.org/?p=7517

Licenza CC: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

, , , ,

1 Commento

Telecom limita il P2P

Scritto da mirko

Una notizia che farà infuriare il pubblico amante del peer to peer, si tratta l’ennesima notizia di applicazione di filtri anti p2p da parte di un grande provide. I filtri agiscono limitando la banda ai client che si occupano di condividere file, al fine di regolamentare e preservare la disponibilità di connessione ed evitare intasamenti.

E’ ora la volta anche di Telecom Italia che limiterà le funzionalità di file sharing sulla sua gamma di prodotti Alice. Questo quanto riportato dalle nuove Condizioni Generali di Contratto dell’offerta adsl di Telecom Italia che diverranno effettive a partire da marzo. Telecom ha tenuto necessario l’applicazione per preservare la ualità della rete e ha fatto sapere però che i filtri  di tipo dinamico, cioè entrano in funzione qualora ci sia un forte decremento delle risorse di rete disponibili.

Non sorprenderebbe che tutti gli altri operatori seguissero la strada dell’ex monopolista, anche se esiste la possibilità che invece anche a livello commerciale si punti ad una differenziazione tra offerte con o senza blocchi, questo a vantaggio della concorrenza.

Fonte: http://www.pianetatech.it/p2p-download/notizie/telecom-limita-il-p2p.html

, , , ,

1 Commento

Diritto d’autore nell’era digitale. Gli aspetti sociologici in un questionario da compilare

Parte con questo articolo una collaborazione con Yanfry, si occuperò di pubblicare su questo blog post riguardanti la libertà della rete, la censura e le notizie sul p2p, grazie mille di questo lavoro!

Articolo di Simone Aliprandi *
11 febbraio 2011 19:05

“Il diritto d’autore nell’era digitale: comportamenti, percezione sociale e livello di consapevolezza”. Un questionario per indagare alcuni aspetti sociologici relativamente al diritto d’autore nell’era digitale: i comportamenti più comuni degli utenti, la percezione sociale del fenomeno e il livello di consapevolezza delle principali problematiche.
Perché e come?

La nostra vita digitalizzata
Fino a pochi anni fa, prima dell’avvento delle tecnologie digitali e di Internet come fenomeno di massa, il diritto d’autore era una materia di stretta competenza degli “addetti ai lavori”: editori, autori professionisti, avvocati, agenzie, case produttrici…
Nel giro di poco tempo tutti noi ci siamo trovati fra le mani “aggeggi” anche relativamente economici capaci di copiare, modificare e diffondere opere creative di qualsiasi tipo: filmati, musiche, testi, immagini… L’uso di questi nuovi device (siano essi computer, palmari, smartphone), specie se interconnessi alla rete, diventa qualcosa di rivoluzionario per i modelli di distribuzione delle opere tutelate dal diritto d’autore. Tutti diventiamo potenziali creatori, copiatori, rielaboratori e ridistributori di materiali creati da noi stessi ma anche e sopratutto di materiali creati da altri e di cui altri detengono i diritti d’autore.
Queste azioni sono diventate ormai parte della nostra vita quotidiana; si sta addirittura affermando una nuova generazione (i cosiddetti nativi digitali) di persone che sono nate e cresciute con queste nuove prassi nel DNA e che non riescono nemmeno ad immaginare un mondo analogico, fatto di dischi in vinile e di compilation musicali su cassette magnetiche realizzate registrando i brani dalla radio.

Il diritto d’autore non più per addetti ai lavori
Proprio in questo contesto il tema del diritto d’autore è uscito dalla nicchia degli addetti ai lavori diventando argomento di discussione in mailing list, forum, gruppi, social network e oggetto di gran moda per eventi, conferenze e dibattiti pubblici, spesso frequentati da semplici utenti di Internet che si sentono incuriositi dal tema e in qualche modo chiamati in causa (proprio sulla scia delle nuove forme di distribuzione dei contenuti creativi che abbiamo descritto sopra).

Cosa pensa la grande massa?
Svolgendo attività di divulgazione e formazione proprio in quel campo, mi sono spesso trovato a percepire la discrasia fra il livello di complessità delle tematiche emerse negli ultimi anni in materia di diritto d’autore e il livello di consapevolezza su di esse da parte degli utenti comuni di Internet e delle nuove tecnologie. Libri, articoli e atti di convegni sono stati pubblicati a firma di illustri studiosi… ma poi la grande massa degli utenti, che appunto non ha necessariamente un background giuridico e tecnico alle spalle, che cosa ne pensa veramente? Mai nessuno se n’è preoccupato seriamente, se non per fare ricerche di mercato volte a misurare i comportamenti dei consumatori di contenuti creativi.

La Rete non é usata solo a fini commerciali
Io tuttavia non credo che si possa sempre parlare di “consumatori”. Accedere alla rete per cercare e condividere contenuti creativi non è necessariamente un’attività con una connotazione commerciale.

Il questionario
Per la mia tesi di dottorato ho dunque progettato una ricerca mirata ad indagare proprio questi aspetti; si intitola “Il diritto d’autore nell’era digitale: comportamenti, percezione sociale e livello di consapevolezza” e si presenta come un questionario con domande a risposta multipla da compilare in forma anonima da qualsiasi computer connesso alla rete.
La notizia di questo questionario è stata diffusa fin dall’inizio di febbraio attraverso varie mailing list e social network e fin da subito la ricerca ha riscosso un certo interesse.
Rivolgo quindi un invito alla partecipazione, compilando il questionario che si trova a questo link
Il questionario esiste in versione italiana e inglese. Per la diffusione ad amici e conoscenti, su Facebook, c’é un’apposita “like-page” da condividere.
I dati raccolti, una volta elaborati e descritti nella tesi, verranno resi pubblici e disponibili in modalità open access con una licenza copyleft, come è stato per tutte le mie altre pubblicazioni. Ciò potrà quindi fungere da base di partenza o di confronto per eventuali altre ricerche.

*
Simone Aliprandi svolge da anni un’intensa attività di divulgazione nel campo del diritto delle nuove tecnologie e più nello specifico dei nuovi modelli per il diritto d’autore. Gestisce dal 2005 il progetto Copyleft-Italia.it e ha pubblicato alcune utili pubblicazioni in quel settore. Attualmente è impegnato in un’Internship presso la sede centrale di Creative Commons a San Francisco e nello stesso tempo sta concludendo un dottorato di ricerca internazionale in Società dell’Informazione presso l’Università Bicocca di Milano.

Questo articolo è rilasciato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

Fonte: http://tlc.aduc.it/articolo/diritto+autore+nell+era+digitale+aspetti_18733.php

, , ,

Nessun commento