Archivio 6 Marzo 2011

Mentre dormite, vi sfilano via la rete dai muri

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Il mio intervento di ieri nella registrazione dell’anteprima dell’Ultima Parola, RaiDue.

Finchè questa casta di intoccabili gerontocrati autoreferenziali non lascia il posto a una nuova generazione di italiani, ovvero a qualcuno che abbia una seppur minima, vaga idea di come il mondo ormai usi la rete per fare ogni cosa, dalla spesa alla rivoluzione, non ci muoveremo di un millimetro nella direzione di quello che per noi è innovazione, mentre per altri è ormai il mesozoico della comunicazione.

Gli italiani riuscirono, due anni fa, ad essere il solo popolo che anzichè aumentare vertiginosamente il numero dei nuclei familiari connessi ad internet, andò in controtendenza e lo diminuì. Sempre originali, noi. E mentre Obama incontra Zuckerberg, Jobs, Schdmit, Costolo, Bartz, Ellison, Chambers ed altri (rispettivamente mr. Facebook, mr. Apple, mr. Google, mr. Twitter, mr. Yahoo etc) per definire le linee strategiche di investimento in materia economica e in termini di posti di lavoro, da noi parliamo ancora sempre e solo di Fiat, di nucleare, di inceneritori e via di seguito. Facebook, Google, Twitter, Yahoo e il resto della rete esistono solo quando Maroni ne incontra a porte chiuse gli esponenti per definire le nuove linee guida della censura, ovvero come ti abilito 400 fuzionari della polizia postale ad entrare in qualsivoglia profilo online tra quelli di 18 milioni italiani per indagare, schedare, chiudere profili eventualmente responsabili di lesa maestà o anche solo possibilmente diffamatori nei confronti delle celebrità. Le tecniche per rendere poco visibili i contenuti più scomodi, nella società digitale, sono infinite, e tutte assolutamente invisibili. Il delitto perfetto, insomma, almeno finché non ci adopereremo per creare social network aperti, open source, improntati alla trasparenza e portatori di democrazia reale nella società dell’informazione.

La nostra avversione alla crescita dell’economia digitale passa soprattutto dalla negazione infrastrutturale. La banda larga (banga larga, come la chiama Berlusconi, evidentemente riferendo ogni cosa alle sue notti festose) in Italia non esiste. Non esiste al Sud, dove ci sono interi paesini nei quali a stento arriva il doppino telefonico. Non esiste nell’etere, dove le chiavette usb – ormai in grado di raggiungere solo sulla carta velocità molto elevate – languono nell’attesa di dati che non arrivano mai, ingolfati nelle celle 3G sature e incapaci di sostenere le richieste del traffico digitale. Non esiste neppure nelle grandi città. Vi sono ADSL Telecom, in piena Milano, che nonostante la velocità dichiarata di svariati mega al secondo, a stento raggiungono i 540 Kbsvisto con i miei occhi. E la gente non se ne accorge neppure.

Tutto normale, finchè al governo regneranno indisturbati i signori della televisione, quelli che hanno fatto i soldi con trasmissioni come Colpo Grosso e Vizi Privati (Paolo Romani, ministro al sottosviluppo economico), quelli che grazie a Drive In, a Non è la Rai, al Costanzo Show, al Grande Fratello non solo sono diventati tra gli uomini più ricchi del mondo, ma hanno acquisito il potere di confezionare illusioni assolutamente realistiche, convertibili in consenso sonante valido per vincere qualsiasi elezione, per rendere credibile qualunque balla, per chiedere qualsiasi cosa ad un controvalore corrente pari allo zero assoluto.

Sono loro i responsabili principali di questa arretratezza culturale e tecnologica. Sono loro che non hanno investito mai un centesimo per la diffusione della banda larga. Sono loro che vogliono rendere internet uguale alla televisione e non viceversa, come accade ovunque. Sono loro che fingono di stanziare 100 milioni per la connettività e poi se li rimangiano subito dopo. Sono loro che fanno dichiarazioni roboanti (Brunetta a Radio24: “In un anno o due l’intero paese sarà coperto dalla banda larga universale“. Universale? Cos’è la banda larga universale, di grazia, Brunetta?), loro che annunciano di avere stanziato nuovi fondi destinati allo sviluppo di internet e poi, con il decreto milleproroghe, vi sottraggono 30 milioni di euro per incentivare il digitale terrestre! Tolgono alla rete per dare alla televisione. Ditemi, non è abbastanza sviluppata, questa televisione?

Sono questi archeopolitici, monopolisti della comunicazione, tiranni di una telecrazia che dovremmo rovesciare a pedate nel culo, sono questi protozoi dell’evoluzione multimediale i responsabili delle nostre sventure democratiche e finanziarie.

Io voglio insegnare agli italiani ad accendere un computer, ad usare i forum, ad abbonarsi ad un feed rss, a realizzare contenuti multimediali accattivanti per scambiarsi pensieri liberi, a sostituire il digitale terrestre con i nuovi schermi connessi alla rete, a comunicare gratuitamente grazie al Voice Over Ip o protocolli affini open source, a scambiarsi informazioni, documenti, immagini, consigli, pareri, ad organizzarsi e ritrovarsi fuori dalla rete, nelle piazze o anche solo per una scampagnata in montagna, a creare nuovi posti di lavoro, a programmare un computer per creare qualcosa di immateriale che poi sia possibile vendere o scambiare, innovando grazie alla genialità, all’intuito, alla creatività che ci ha sempre contraddistinto.

Cristoforo Colombo navigò indomito e imperterrito fino a scoprire l’America. Era un genovese, cazzo! Obama l’abbiamo scoperto noi. Oggi gli oligarchi dei ripetitori televisivi tengono alla fonda le nostre caravelle. Dobbiamo ricominciare a navigare. Liberi. E invece ci vogliono fregare ancora una volta: vogliono mettere le mani sulla neutralità della rete. Alcuni estratti significativi estrapolati da un comunicato dell’AgCom:

Citazione
“Il problema della network neutrality evidenzia un profilo tecnico la cui soluzione e’ connessa all’individuazione del giusto equilibrio tra la parte di banda (e di rete) da dedicare a servizi che necessitano di una gestione per la parte di banda che deve continuare a garantire l’accesso a internet sulla base del principio del best effort. Tale equilibrio riveste particolare rilevanza sotto due aspetti: tutela del consumatore nella sua liberta’ di accedere ai contenuti su internet senza restrizioni; tutela degli operatori ad ottenere una remunerazione per i servizi offerti in rete. Alla base di principio di neutralita’ tecnologica risiede la necessita’ di favorire il benessere dei consumatori, cioe’ la possibilita’, da parte degli stessi, di aver accesso ai contenuti, senza discriminazione tra le reti di trasmissione’

Sapete cosa significa? Che se non rizzate le antenne, presto un provider potrà stabilire quanto e come dovrete pagare per parlare con vostra nonna in Australia via Skype, oppure quanto e come potrete scaricare dalla rete. E, immediatamente dopo, inizierà a vendervi abbonamenti alla rete scaglionati in base a differenti tipologie di prezzo: nelle fasce più economiche si avrà un bouquet di siti navigabili proposti dal fornitore di servizi e/o contenuti, giudicati essenziali e autorevoli, mentre sul resto dei siti si potrà andare solo accedendo ad un abbonamento di fascia alta, chiaramente molto più costoso.

Tradotto: TgCom, Mediaset.it e allineati saranno inclusi nel bouquet che, per favorire il benessere del consumatore, sarà incluso nell’abbonamento base, magari offerto perfino gratuitamente se fai il bravo e scarichi almeno un film alla settimana in pay per view. I siti di informazione libera, invece, si potranno leggere solo pagando per avere accesso completo. Secondo voi quanti potranno permettersi o coglieranno l’importanza di esborsare una quantità di quattrini molto maggiore per leggere i blog o i giornali considerati non essenziali o non autorevoli da Telecom Italia, da Vodafone (quella che ha chiuso la rete agli egiziani durante la rivoluzione) o da un altro fornitore di connettività e/o contenuti?

Se avete risposto pochi, benvenuti tra gli oculati analisti che presagiscono un futuro a tinte fosche. Questa è l’importanza di tutelare, oggi per domani, la neutralità della rete.

Ditelo ad un amico, e chiedetegli di fare altrettanto. Riprendiamoci le nostre caravelle!

Source: Mentre dormite, vi sfilano via la rete dai muri
Lcienza CC: Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License

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Maschi contro femmine (Brizzi, 2010)

Maschi contro femmine

Un film di di Fausto Brizzi. Con Paola Cortellesi, Fabio De Luigi, Sarah Felberbaum, Chiara Francini, Lucia Ocone.
Commedia. Italia 2010.

Trama: Walter e Monica sono alle prese con il primo figlio e non fanno l’amore da quasi un anno. Anche se gli amici lo spingono alla soddisfazione degli istinti, Walter è un marito fedele, ma non abbastanza per resistere alle avances della bionda pallavolista Eva. Intanto, i vicini di casa Chiara e Diego non perdono un’occasione per insultarsi a vicenda, lui playboy senza scrupoli e lei infermiera solitaria, dedita fino in fondo alla causa ambientalista. Ma destino vuole che, in seguito a un fortuito incontro ravvicinato, Diego sprofondi in uno stato d’impotenza psicosomatica. Marta e Andrea, invece, sono due studenti universitari che condividono un appartamento e una ragazza, tanto carina quanto sessualmente confusa, proprio nel momento in cui la madre di Andrea sta attraversando una disastrosa crisi di mezza età.
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