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Mentre dormite, vi sfilano via la rete dai muri

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Il mio intervento di ieri nella registrazione dell’anteprima dell’Ultima Parola, RaiDue.

Finchè questa casta di intoccabili gerontocrati autoreferenziali non lascia il posto a una nuova generazione di italiani, ovvero a qualcuno che abbia una seppur minima, vaga idea di come il mondo ormai usi la rete per fare ogni cosa, dalla spesa alla rivoluzione, non ci muoveremo di un millimetro nella direzione di quello che per noi è innovazione, mentre per altri è ormai il mesozoico della comunicazione.

Gli italiani riuscirono, due anni fa, ad essere il solo popolo che anzichè aumentare vertiginosamente il numero dei nuclei familiari connessi ad internet, andò in controtendenza e lo diminuì. Sempre originali, noi. E mentre Obama incontra Zuckerberg, Jobs, Schdmit, Costolo, Bartz, Ellison, Chambers ed altri (rispettivamente mr. Facebook, mr. Apple, mr. Google, mr. Twitter, mr. Yahoo etc) per definire le linee strategiche di investimento in materia economica e in termini di posti di lavoro, da noi parliamo ancora sempre e solo di Fiat, di nucleare, di inceneritori e via di seguito. Facebook, Google, Twitter, Yahoo e il resto della rete esistono solo quando Maroni ne incontra a porte chiuse gli esponenti per definire le nuove linee guida della censura, ovvero come ti abilito 400 fuzionari della polizia postale ad entrare in qualsivoglia profilo online tra quelli di 18 milioni italiani per indagare, schedare, chiudere profili eventualmente responsabili di lesa maestà o anche solo possibilmente diffamatori nei confronti delle celebrità. Le tecniche per rendere poco visibili i contenuti più scomodi, nella società digitale, sono infinite, e tutte assolutamente invisibili. Il delitto perfetto, insomma, almeno finché non ci adopereremo per creare social network aperti, open source, improntati alla trasparenza e portatori di democrazia reale nella società dell’informazione.

La nostra avversione alla crescita dell’economia digitale passa soprattutto dalla negazione infrastrutturale. La banda larga (banga larga, come la chiama Berlusconi, evidentemente riferendo ogni cosa alle sue notti festose) in Italia non esiste. Non esiste al Sud, dove ci sono interi paesini nei quali a stento arriva il doppino telefonico. Non esiste nell’etere, dove le chiavette usb – ormai in grado di raggiungere solo sulla carta velocità molto elevate – languono nell’attesa di dati che non arrivano mai, ingolfati nelle celle 3G sature e incapaci di sostenere le richieste del traffico digitale. Non esiste neppure nelle grandi città. Vi sono ADSL Telecom, in piena Milano, che nonostante la velocità dichiarata di svariati mega al secondo, a stento raggiungono i 540 Kbsvisto con i miei occhi. E la gente non se ne accorge neppure.

Tutto normale, finchè al governo regneranno indisturbati i signori della televisione, quelli che hanno fatto i soldi con trasmissioni come Colpo Grosso e Vizi Privati (Paolo Romani, ministro al sottosviluppo economico), quelli che grazie a Drive In, a Non è la Rai, al Costanzo Show, al Grande Fratello non solo sono diventati tra gli uomini più ricchi del mondo, ma hanno acquisito il potere di confezionare illusioni assolutamente realistiche, convertibili in consenso sonante valido per vincere qualsiasi elezione, per rendere credibile qualunque balla, per chiedere qualsiasi cosa ad un controvalore corrente pari allo zero assoluto.

Sono loro i responsabili principali di questa arretratezza culturale e tecnologica. Sono loro che non hanno investito mai un centesimo per la diffusione della banda larga. Sono loro che vogliono rendere internet uguale alla televisione e non viceversa, come accade ovunque. Sono loro che fingono di stanziare 100 milioni per la connettività e poi se li rimangiano subito dopo. Sono loro che fanno dichiarazioni roboanti (Brunetta a Radio24: “In un anno o due l’intero paese sarà coperto dalla banda larga universale“. Universale? Cos’è la banda larga universale, di grazia, Brunetta?), loro che annunciano di avere stanziato nuovi fondi destinati allo sviluppo di internet e poi, con il decreto milleproroghe, vi sottraggono 30 milioni di euro per incentivare il digitale terrestre! Tolgono alla rete per dare alla televisione. Ditemi, non è abbastanza sviluppata, questa televisione?

Sono questi archeopolitici, monopolisti della comunicazione, tiranni di una telecrazia che dovremmo rovesciare a pedate nel culo, sono questi protozoi dell’evoluzione multimediale i responsabili delle nostre sventure democratiche e finanziarie.

Io voglio insegnare agli italiani ad accendere un computer, ad usare i forum, ad abbonarsi ad un feed rss, a realizzare contenuti multimediali accattivanti per scambiarsi pensieri liberi, a sostituire il digitale terrestre con i nuovi schermi connessi alla rete, a comunicare gratuitamente grazie al Voice Over Ip o protocolli affini open source, a scambiarsi informazioni, documenti, immagini, consigli, pareri, ad organizzarsi e ritrovarsi fuori dalla rete, nelle piazze o anche solo per una scampagnata in montagna, a creare nuovi posti di lavoro, a programmare un computer per creare qualcosa di immateriale che poi sia possibile vendere o scambiare, innovando grazie alla genialità, all’intuito, alla creatività che ci ha sempre contraddistinto.

Cristoforo Colombo navigò indomito e imperterrito fino a scoprire l’America. Era un genovese, cazzo! Obama l’abbiamo scoperto noi. Oggi gli oligarchi dei ripetitori televisivi tengono alla fonda le nostre caravelle. Dobbiamo ricominciare a navigare. Liberi. E invece ci vogliono fregare ancora una volta: vogliono mettere le mani sulla neutralità della rete. Alcuni estratti significativi estrapolati da un comunicato dell’AgCom:

Citazione
“Il problema della network neutrality evidenzia un profilo tecnico la cui soluzione e’ connessa all’individuazione del giusto equilibrio tra la parte di banda (e di rete) da dedicare a servizi che necessitano di una gestione per la parte di banda che deve continuare a garantire l’accesso a internet sulla base del principio del best effort. Tale equilibrio riveste particolare rilevanza sotto due aspetti: tutela del consumatore nella sua liberta’ di accedere ai contenuti su internet senza restrizioni; tutela degli operatori ad ottenere una remunerazione per i servizi offerti in rete. Alla base di principio di neutralita’ tecnologica risiede la necessita’ di favorire il benessere dei consumatori, cioe’ la possibilita’, da parte degli stessi, di aver accesso ai contenuti, senza discriminazione tra le reti di trasmissione’

Sapete cosa significa? Che se non rizzate le antenne, presto un provider potrà stabilire quanto e come dovrete pagare per parlare con vostra nonna in Australia via Skype, oppure quanto e come potrete scaricare dalla rete. E, immediatamente dopo, inizierà a vendervi abbonamenti alla rete scaglionati in base a differenti tipologie di prezzo: nelle fasce più economiche si avrà un bouquet di siti navigabili proposti dal fornitore di servizi e/o contenuti, giudicati essenziali e autorevoli, mentre sul resto dei siti si potrà andare solo accedendo ad un abbonamento di fascia alta, chiaramente molto più costoso.

Tradotto: TgCom, Mediaset.it e allineati saranno inclusi nel bouquet che, per favorire il benessere del consumatore, sarà incluso nell’abbonamento base, magari offerto perfino gratuitamente se fai il bravo e scarichi almeno un film alla settimana in pay per view. I siti di informazione libera, invece, si potranno leggere solo pagando per avere accesso completo. Secondo voi quanti potranno permettersi o coglieranno l’importanza di esborsare una quantità di quattrini molto maggiore per leggere i blog o i giornali considerati non essenziali o non autorevoli da Telecom Italia, da Vodafone (quella che ha chiuso la rete agli egiziani durante la rivoluzione) o da un altro fornitore di connettività e/o contenuti?

Se avete risposto pochi, benvenuti tra gli oculati analisti che presagiscono un futuro a tinte fosche. Questa è l’importanza di tutelare, oggi per domani, la neutralità della rete.

Ditelo ad un amico, e chiedetegli di fare altrettanto. Riprendiamoci le nostre caravelle!

Source: Mentre dormite, vi sfilano via la rete dai muri
Lcienza CC: Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License

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Senato, si legifera la neutralità?

Senato, si legifera la neutralità?

Presentato un DDL per l’istituzione di un programma triennale volto a favorire lo sviluppo della banda larga. Agcom vigilerebbe su neutrality e trasparenza delle offerte

Roma – Si intitola disposizioni per garantire i principi di neutralità della Rete e promuovere condizioni di concorrenza e sviluppo sostenibile nel contesto di Internet. È un disegno di legge recentemente presentato dal senatore Alessio Butti, capogruppo del Popolo delle Libertà (PdL) in Commissione di Vigilanza RAI.

Una proposta volta a “promuovere la diffusione della conoscenza delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, assicurando il diritto di scelta all’utenza finale attraverso la trasparenza, la completezza e la comprensibilità delle condizioni commerciali e tecniche delle offerte”.

Il DDL presentato al Senato della Repubblica intende “favorire le condizioni per la massima diffusione di Internet ed il superamento del divario digitale in un contesto di mercato e di concorrenza”. Promuovendo e preservando gli investimenti per l’installazione delle reti di comunicazione elettronica a banda larga.

All’articolo 3 comma 1 viene stabilito che il Ministero dello Sviluppo Economico, d’intesa con le regioni, adotti un programma triennale di sviluppo e diffusione della connettività a banda larga, entro 10 mesi dall’entrata in vigore della proposta di legge.

Questo programma triennale contribuirà, nelle intenzioni, alla rimozione delle carenze infrastrutturali del Belpaese, realizzando un più efficace coordinamento tra gli interventi privati e quelli pubblici. Verrà così istituito un apposito fondo presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

L’articolo 5 del DDL affida poi all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) il compito di verificare l’attuazione e il rispetto dei principi in materia di neutralità della Rete. Dei test periodici serviranno ad assicurarsi che i singoli provider non escludano servizi o contenuti dalla propria offerta commerciale. O che le proprie informative sull’offerta siano comprensibili e complete.

Mauro Vecchio

Source: PI: Senato, si legifera la neutralità?
Licenza CC: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

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Neutralità della rete e libertà

Neutralità della rete e libertà
di Nicola Mattina il 21 febbraio 2011

In questi giorni si discute della decisione di Telecom Italia di modificare le condizioni contrattuali di Alice Adsl per introdurre la possibilità impedire o rallentare alcuni tipi di traffico; limitazioni che sono già presenti della maggior parte dei profili dati di Vodafone [update: sono molto gli Isp – soprattutto mobili – che prevedono limitazioni al traffico p2p e al Voip].

Io sono un convinto sostenitore della net neutrality e quindi voglio cogliere l’occasione per sottolineare perché la neutralità della rete è un principio che va protetto.

Premetto che non ho dubbi che vi siamo valide motivazioni tecniche ed economiche e che in alcune aree d’Italia l’infrastruttura non sia adeguata come spiega Stefano Quintarelli in questa chiacchierata con Massimo Mantellini pubblicata su Eraclito:
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Tuttavia, la neutralità della rete è soprattutto un principio di libertà e proteggerlo significa salvaguardare un diritto civile fondamentale: la libertà di espressione.

Oggi, in assenza di norme che sanciscano chiaramente che la rete deve essere neutrale, siamo costretti ad accettare clausole contrattuali unilaterali in base alle quali un internet service provider può ispezionare il nostro traffico dati e imporre delle limitazioni perché non c’è abbastanza banda. Domani, potrebbero spiegarci che è necessario accettare delle limitazioni al traffico generato da certi contenuti perché non sono remunerativi, ossia perché non sono prodotti con un criterio economico, ma solo per gioco, divertimento, per la voglia di condividere qualcosa di bello o utile con altri. Non voglio immaginare che in Italia siano possibili scenari più foschi, in cui si limiti la circolazione delle opinioni perché sgradite a governi o aziende.

In venti anni, la Rete ha dimostrato di essere un fondamentale abilitatore di cambiamento sociale e tutti abbiamo sotto gli occhi quello che sta accadendo in questi giorni nell’area del Magreb, dove dittature ventennali sono in via disfacimento anche grazie alla facilità con cui i cittadini riescono a dialogare tra di loro e ad organizzarsi. Internet è uno strumento di libertà e sono convinto che la capacità di far circolare qualsiasi tipo di informazione e opinione vada gelosamente protetto.

Non è vero, come sostengono Massimo e Stefano nel video, che l’espressione net neutrality è vaga e che ha talmente tante accezioni che occorre contestualizzarla. Basta leggere la voce su Wikipedia:

Citazione
Tim Wu: «La network neutrality è definita nel modo migliore come un principio di progettazione. L’idea è che una rete informativa pubblica massimamente utile aspiri a trattare tutti i contenuti, siti, e piattaforme allo stesso modo. Ciò permette alla rete di trasportare ogni forma di informazione e di supportare ogni tipo di applicazione. Il principio suggerisce che le reti informative abbiano maggior valore quando è minore la loro specializzazione – quando sono una piattaforma per usi diversi, presenti e futuri.»

Tim Berners-Lee: «Quando ho progettato il Web non ho avuto bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Le nuove applicazioni arrivavano sul mercato già esistente di Internet senza modificarlo. Allora provai a rendere la tecnologia del web una piattaforma al contempo universale e neutrale, e ancora oggi moltissime persone lavorano duramente con questo scopo. Il web non deve assolutamente discriminare sulla base di hardware particolare, software, rete sottostante, lingua, cultura, handicap o tipologia di dati.»

Susan Crawford: «Lo strato di trasporto di Internet non dovrebbe essere modellato in accordo con applicazioni particolari ma dovrebbe fornire solo il servizio di trasporto basilare dei pacchetti IP, nella modalità cosiddetta “first come, first served”, sul modello della tecnologia originale di Internet, creata nei primi anni ’70. La discriminazione nella consegna dei pacchetti sulla base del tipo di traffico (tra cui le pratiche che vanno sotto il nome di “quality of service”), rappresenta invece una forma di non neutralità.»

Google: «La network neutrality è il principio per cui gli utenti di internet dovrebbero avere il controllo su cosa possono vedere e quali applicazioni vogliono usare su internet.»

Per non dire del sito NNSquad, che non fa nascere alcun dubbio sull’esatto significato dell’espressione:

Citazione
La neutralità della rete è uno dei principi fondamentali di internet ed è necessaria sia per la sua libertà sia per il suo buon funzionamento tecnico ed economico. In sintesi, consiste nel principio secondo cui i fornitori di connettività (ISP) e gli altri operatori della rete devono occuparsi di trasportare le comunicazioni degli utenti fino a destinazione senza discriminarle, ossia senza privilegiare o al contrario filtrare (rallentare) alcune applicazioni o alcuni contenuti in base alle loro convenienze.

I distinguo, le precisazioni, le eccezioni, i sofismi sono tattiche da avvocati e comunicatori, gli stessi che definiscono “utilizzatore finale” un signore che va a puttane. In passato, Massimo ebbe modo di stigmatizzarle duramente scrivendo autorevolmente a proposito dell’accordo Google-Verizon:

La prima nostra grande delusione verso Google è in fondo questo giocare con gli aggettivi, saltellando allegramente fra rete “neutrale” e “aperta”, accettando definitivamente (e in questo credo che Eric Schmidt, un CEO molto molto lontano da qualsiasi idea di etica hacker, abbia contato molto) di essere come tutti gli altri, cattivi esattamente come gli altri, anche nella relazione con i propri utenti. Di considerare come tollerabile una comunicazione doppia, allusiva, fuorviante e in ultima analisi offensiva: che è poi la regola aurea, da anni, della comunicazione fra grandi aziende e propri bizzosi adepti.

Le ragioni dell’economia sono importanti, ma non possono prevalere su quelle della politica, laddove per politica ovviamente intendiamo l’amministrazione della polis per il bene di tutti e la presenza di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini hanno diritto di partecipare alla pari.

Update. Per completezza di informazione, in questo articolo di Alessandro Longo e in questo commento di Salvo Mizzi si spiegano con maggiori dettagli le limitazioni che saranno adottate da Telecom Italia. In quest pagina, invece, l’azienda indicherà quali saranno le aree che potranno essere interessate dai filtri. Ovviamente non si può che plaudire lo sforzo di essere trasparenti.

Source: Neutralità della rete e libertà

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